lunedì 9 giugno 2014

I FILIBUSTIERI

 
Testi: Valentino Picchi
 
Grafica: Fabio Rizzo
 
Geniocellula (c) 2014


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venerdì 4 aprile 2014

GENIOKITCHEN

 
Ingredienti per 4 persone:
 
1Kg di gnocchetti; 1Kg di scampetti; 1/2L di brodino (preparato con le capocce degli scampetti); 250gr. di pesto alla genovese; una scatola di pomodorini; 1 scalogno (è una cipolla soft); 1 bicchierino di brandy (a che serve il brandy? E' una cosa mia, fatti i cazzi tuoi e cucina); del peperoncino, olio e sale.
 
PROCEDIMENTO:
 
Lava e pulisci gli scampetti (se li hai presi surgelati buttali e valli a comprare freschi). Dopo averli decapitati uno ad uno, immergi le teste in ca. 1/2L di d'acqua aggiungendo del sale grosso, fai bollire per una decina di minuti e otterrai un brodino.
In una padella capiente ben oliata aggiungi lo scalogno sminuzzato e il peperoncino, poi aggiungi gli scampetti e scalda a fuoco lento sfumando col brandy (ca. 10'). Verso fine cottura aggiungi i pomodorini.
Butta direttamente gli gnocchetti nella padella col sugo, bagnandoli di tanto in tanto col brodino.
Porta il tutto a cottura dai 3' ai 5'; occhio che lo gnocchetto è infame e tende a ciucciarsi il sugo, tu compensa aggiungendo il brodino.
A fine cottura togli il tutto dal fuoco e aggiungi il pesto. Ora puoi servire, ma occhio alla maledizione degli scampetti... per cui troverai il solito coglione che puntualmente dirà: "Ma che c'entra il pesto con il pesce?".
 
 
 
 
 

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mercoledì 19 marzo 2014

EDITORIALE

by Hechizo

Se il sistema fosse una scacchiera, ed escludendo la possibilità che tu sia uno dei giocatori, in quale pezzo ti potresti immedesimare: il Re o la Regina? Esagerato... cerchiamo di essere realisti. L'Alfiere forse?  Quelli  tipi là stanno sempre al fianco del Re e della Regina e - a meno che tu non sia raccomandato o goda di qualche favore di corte - non credo possa essere il tuo ruolo.

Potresti immaginarti arroccato in una delle due torri se solo avessi la possibilità di pagartene una, magari con un mutuo.
Cosa resta? Ah già... lo sfigatissimo pedone, quello della prima linea, il pezzo che qualsiasi giocatore è ben disposto a farsi fottere per primo. Il pedone viene subito gettato nella mischia e avanza alla cieca con lo svantaggio di poter colpire soltanto n diagonale: un movimento scomodo e innaturale per chi è costretto comunque ad andare dritto per sopravvivere e compiere il proprio destino. Sì, il pedone ti somiglia proprio. Anche il tuo destino potrebbe rivelarsi del tutto simile al suo: uscire dalla partita nell'indifferenza generale senza neanche la soddisfazione di lasciare qualche morto per strada.
Stavolta però il Re, la Regina e quei leccaculo di alfieri non hanno considerato un fatto: c'è qualcuno sulla scacchiera che ne ha piene le palle dell'andamento del gioco.
A poche mosse dal pedone c'è un altro pezzo colpevolmente ignorato da entrambi i giocatori: è un cavallo che vaga avanti e indietro facendo degli strani e inutili movimenti a "elle", sembra una di quelle bestie impazzite perché costrette in gabbia o nei recinti e pare non veda l'ora di essere cavalcato. Il pedone ha un'idea che somiglia molto a quel cavallo, un'idea impossibile, un'idea di libertà, di espressione personale, e pensa di poterlo cavalcare...
In casi come questo può succedere che almeno uno dei giocatori sia disposto a sacrificare qualche altro pezzo piuttosto che mandare a puttane l'intera partita: questo non cambierà le regole del gioco ma permetterà al cavallo di muovere a sorpresa e aprire un varco. E' di quella tua idea che sto parlando, il tuo sogno qualunque esso sia: te la senti di cavalcarlo e lanciarlo al galoppo tra le insidie di questa irragionevole scacchiera? Fallo, non rassegnarti a un percorso e a un ruolo prestabiliti: è così che il Re apparirà presto davanti a te, è così che detronizzerai le tue paure, ci vuole una mossa folle. Scacco matto.
VIDEO: MATTO DI LEGAL
 

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martedì 18 febbraio 2014

GENIOCELLULOIDE

Per un blog dedicato ai linguaggi non può certo mancare una rubrica dedicata al cinema, a modo nostro ovviamente! Ecco GENIOCELLULOIDE, il linguaggio del cinema contaminato dalla guerriglia semiologica... Come facciamo ad accettare tutto? Colpa dei messaggi subliminali: è anche così che ci hanno addomesticato! I pirati del linguaggio li stanano per voi... Stay tuned!!!

SHINING
 
 
 
Di Stanley Kubrick - Horror, Usa 1980 - 146'
 

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lunedì 3 febbraio 2014

I FILIBUSTIERI

 
"I FILIBUSTIERI" Geniocellula (c) 2014
 
Grafica: Fabio Rizzo
 
Testi: Valentino Picchi


 
 

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giovedì 19 dicembre 2013

I FILIBUSTIERI

Dicembre 2013: il Ministro  Angelino Alfano risponde su presunte fughe di informazioni dai luoghi di detenzione dei condannati per mafia...

 
"I FILIBUSTIERI" Geniocellula (c) 2013
 
Grafica: Fabio Rizzo
 
Testi: Valentino Picchi
 



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martedì 17 dicembre 2013

FAHRENHEIT CLUB

Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere (...) Finchè ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane. Solo quando ho scoperto che la libertà della mia infanzia era un'illusione, che la vera libertà mi era già stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. Dapprima, quand'ero studente, desideravo la libertà per me solo, l'effimera libertà di star fuori la notte, di leggere ciò che mi piaceva, di andare dove volevo. Più tardi, a Johannesburg, quand'ero un giovane che iniziava a camminare sulle sue gambe, desideravo le fondamentali e onorevoli libertà di realizzare il mio potenziale, di guadagnarmi da vivere, di sposarmi e avere una famiglia , di non essere ostacolato nelle mie legittime attività.
Poi lentamente ho capito che non solo non ero libero, ma non lo erano nemmeno i miei fratelli e sorelle (...) E' stato allora che sono entrato nell'African National Congress, e la mia sete di libertà personale si è trasformata nella sete più grande di libertà per la mia gente. Il desiderio di riscatto della mia gente (...) ha sempre animato la mia vita, ha trasformato un ragazzo impaurito in un uomo coraggioso, un avvocato rispettoso delle leggi in un ricercato, un marito devoto alla famiglia in un uomo senza casa, una persona amante della vita in un eremita (...)
E' stato in quei lunghi anni di solitudine che la sete di libertà per la mia gente è diventata sete di libertà per tutto il popolo, bianco o nero che sia. Sapevo che l'oppressore era schiavo quanto l'oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell'odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L'oppressore e l'oppresso sono entrambi derubati della loro umanità. Da quando sono uscito dal carcere, è stata questa la mia missione: affrancare l'oppresso e l'oppressore(...) Non abbiamo compiuto l'ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo su una strada che sarà ancora più lunga e difficile; perché la libertà non è spezzare soltanto le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà altrui.
Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via(...)
Ora mi sono fermato un istante per riposare, per volgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda (...) ma posso riposare solo qualche attimo, perché assieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine.
 
Nelson Mandela: "Lungo cammino verso la libertà"

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martedì 26 novembre 2013

L' OFFICINA DEL DEL DUBBIO

Parte 3^. Primo periodo: due posizioni assolutiste

Questo periodo va dal 1860 al 1914 e vede lo scontro tra gli antievoluzionisti e i sostenitori dell’evoluzionismo su due piani: quello scientifico, per cui si sottolinea che l’evoluzione - soprattutto in relazione all’uomo - non ha prove significative; quello filosofico, secondo il quale la teoria dell’evoluzione contraddice il principio di causalità e di ragion sufficiente secondo cui il più (la vita, l’intelligenza) non può venire dal meno (la materia, l’animalità). La Sacra Scrittura costituirà il riferimento costante dei teologi del tempo per contrastare la teoria dell’evoluzione, anche se Leone XIII nell’Enciclica “Providentissimus Deus” del 1893, indicò i criteri per risolvere i conflitti tra affermazioni bibliche e dati scientifici. Occorrerà attendere ancora tre decenni prima che lo studio dei generi letterari permettesse di scoprire la dimensione simbolica dei racconti della Genesi.
Al di là dell’atteggiamento dei teologi e del Magistero nettamente contrari al darwinismo, è importante sottolineare come durante tutto questo primo periodo la Congregazione del Sant’Uffizio non ritenne opportuno emanare un decreto di condanna dell’evoluzione.
Oltre a coloro che vennero considerati “evoluzionisti moderati”, si delineò una posizione definita “trasformismo moderato”, la quale consisteva nell’ammettere l’evoluzionismo per le specie inferiori ma esigendo un particolare intervento divino per adattare il corpo dell’ “animale antropoide” all’infusione dell’anima.
Il 1860 fu l’anno del Sinodo in cui i Vescovi di Germania decisero di affrontare il tema del darwinismo, in risposta allo studio di Charles Darwin “L’origine della specie attraverso la selezione naturale”, pubblicato nel 1859, in cui per la prima volta veniva resa nota la teoria dell’evoluzione. I vescovi dichiararono tale teoria contraria alle Sacre Scritture, le quali indicavano che i progenitori furono creati immediatamente da Dio, come riportato nella Genesi.
Ci fu chi polemizzò con il darwinismo: il dott. Costantino James, il quale cercò di provare la falsità delle ragioni scientifiche della teoria di Darwin; la rivista «La Civiltà Cattolica», fondata nel 1850, che spesso intervenne contro scienziati - sia religiosi che laici - che accoglievano favorevolmente la teoria dell’evoluzione; la Pontificia Commissione Biblica, che ribadì la posizione ortodossa a partire dalla discussione sulla storicità dei racconti biblici della creazione e del peccato originale. Successivamente, nel 1909, venne affrontato il problema del carattere storico dei primi capitoli di Genesi.
Si cercava infatti di capire se con i nuovi sistemi esegetici fosse corretto escludere il senso letterale storico dei primi tre capitoli di Genesi; se la narrazione del primo libro della Scrittura fosse solo uno tra i tanti miti e cosmogonie delle popolazioni antiche mesopotamiche riadattate poi dal redattore finale; infine se fosse lecito dubitare del senso letterale storico quando ci si riferiva a fatti che concernono i fondamenti della religione cristiana. Con il passare del tempo e con una sempre maggiore accoglienza della teoria dell’evoluzione, si ribadiva la distinzione tra il linguaggio scientifico e quello popolare: «in tal modo si pensava di poter salvaguardare nello stesso tempo la storicità fondamentale del racconto biblico e la libertà di accogliere le conclusioni delle scienze naturali, che non potevano essere trascurate».
I biblisti, grazie alle nuove conoscenze storiche e alle scoperte archeologiche, si discostarono dall’interpretazione letterale della Scrittura e cominciarono a proporre nuovi metodi ermeneutici; i teologi dogmatici furono più fedeli alla tradizione magisteriale tanto da non accogliere favorevolmente le conclusioni delle scienze.
 
Tra i cattolici che accolsero la teoria dell’evoluzione si ricordano: F. Paglia, che nel 1895 affermava che l’ipotesi dell’evoluzione non era contraria all’insegnamento delle Sacre Scritture; G. Mivart, il quale respingeva la spiegazione darwiniana della selezione naturale ma sosteneva la conciliabilità dell’ipotesi evoluzionista con la fede, purché si affermasse l’azione creatrice di Dio relativa all’anima; il card. Gongales che, insieme ad altri teologi, prospettava la possibilità di accettare l’ipotesi evoluzionista ammettendo un intervento diretto di Dio non solo per la creazione dell’anima ma anche per adattare il corpo del bruto antenato.
Troviamo inoltre il domenicano M.D. Leroy, il quale affermava che: «il sustrato destinato a ricevere il prezioso tesoro dell’anima immortale, sia veramente opera di Dio, ma per l’intermediario delle cause seconde, cioè per mezzo dell’evoluzione». Tra gli esponenti del modernismo, occorre citare A. Loisy, privato nel 1893 della cattedra di esegesi biblica all’Istituto cattolico di Parigi per aver sostenuto che il Pentateuco non era opera di Mosè e che i primi capitoli di Genesi non contengono una storia esatta e reale delle origini dell’umanità; il can. Francesco De Felice; Salvatore Minocchi, sacerdote fiorentino; H. Bergson, filosofo francese, il quale esercitò un profondo influsso nei pensatori cattolici.
 
SEGUI L'OPERA COMPLETA NELLA RUBRICA "L' OFFICINA DEL DUBBIO" SUL DIARIO DI BORDO!!

 
 
 
 
 


 

 

 
 

 




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mercoledì 30 ottobre 2013

Geniostreet

A cura di Federico Taliano
 
 Su Geniocellula il linguaggio della strada, le sue verità, i suoi colori tra realtà e immaginazione. Non è photoreportage... è arte. Buon ascolto!

 

 
 
 
LUCCA (Italy)
 

 



 

 


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giovedì 1 agosto 2013

GENIOTALES

L'estate è finita
by Vale

Ciao… ti ricordi di me? Sono quel batuffolo peloso che comprasti in un negozio di animali: tua figlia non la smetteva di frignare “Ti prego papà!” e tu alla fine hai ceduto, convincendo persino tua moglie. Così sono venuto a vivere con voi, eravate tutti coccole e carezze, ero felice. In tutta sincerità devo ammettere che vi siete adattati alla mia presenza più di quanto io sia riuscito a fare con le vostre curiose abitudini… devo darvene atto anche se non è stato sempre facile starvi dietro. Poi il tempo è passato, tua figlia è cresciuta e le cose sono cambiate un pò. Quasi senza accorgermene ho smesso di essere il centro delle vostre attenzioni: stava accadendo qualcosa, o forse era già successo qualcosa.
Pian piano la casa sembrò farsi più piccola: il mio spazio ha cominciato a ridursi finchè i confini segnati dai vostri indici e dalle vostre urla si sono talmente ristretti da permettermi appena il lusso dei movimenti più elementari. Avevo capito: la mia compagnia non era più desiderata come un tempo ma semplicemente tollerata. Ricordo la faccia che facevi quando dovevi portarmi fuori per la pisciata serale e magari pioveva... come se avessi chiesto io di restare chiuso nella tua tana di mattoni invece di correre libero nei prati, me li sognavo la notte quei prati, gli alberi: posti fatti per me e in cui sarei dovuto crescere. Invece no, lì a scodinzolare implorandoti di portarmi fuori per non cagarti nel salotto... fanculo che umiliazione. Morire in un canile sarebbe stato più dignitoso: te lo dico nel caso in cui ti aspettassi un "grazie"  per il solo fatto di avermi adottato... comprato anzi.
Tua moglie, sì tua moglie, lei questa roba del cane dentro casa non l’ha mai digerita, me li ricordo bene i calci che mi dava sotto il tavolo: “Sono due anni che non andiamo fuori per colpa di quella bestia!” ti ha detto l’estate scorsa... coppia di stronzi che siete, altro che animali "intelligenti". Ma forse il problema erano i soldi, già... perchè sprecarli in uno stupido ricovero estivo per cani? Meglio regalarli a vostra figlia per la discoteca o per quelle pasticche con cui si rincoglionisce nel segreto della sua camera.
Il quadretto non era dei più edificanti te lo assicuro, a proposito... non credo di essere stato io il fastidio più grosso per tua moglie sai? Forse la questione eri proprio tu, almeno a giudicare dalle capriole che faceva sulla vostra cuccia insieme a quel tuo amico mentre eri a lavoro o alla partita, mi portava sempre dei biscotti... un uomo simpatico, certo migliore di te. Lo capisci da solo che non sarebbe bastata una vacanza romantica per mettere ordine nel casino che era diventata la bella famiglia di un tempo. Ma tant'è, la scorsa estate avete pensato bene di risolvere tutti i vostri problemi, inziando proprio da "fido".
Quel pomeriggio abbiamo fatto alcuni chilometri in macchina, faceva caldo, poi siamo finiti in mezzo ai campi. Hai aperto lo sportello dicendomi di scendere. All'inizio ho creduto che l’ avessi fatto per me “Grazie amico…” ho pensato “mi hai portato in un posto nuovo, a caccia di nuovi odori e cose da rincorrere..." che ingenuo. Hai preso in mano la pallina da tennis e l' hai lanciata lontano. Volevo stupirti, l'avrei rincorsa fino all'inferno quella fottuta pallina pur di darti soddisfazione. Non potevo certo immaginare che mi ci avresti lasciato all'inferno. Mentre osservavo la traiettoria ho sentito il rumore dello sportello che si chiudeva: stavi rimontando in macchina. Ricordo ancora il suono del motore: più si attenuava, più la mia angoscia aumentava stringendomi la gola. Ti ho rincorso con la pallina in bocca finchè mi hanno retto le zampe, finchè ti ho visto sparire. 
La strada scottava. Quelli non erano i prati che avevo sempre sognato: era una periferia del cazzo, l’erbaccia si trasformava in asfalto appena qualche metro più in là.
Da quel giorno mi sono dovuto arrangiare: procurarmi il cibo, difendermi dai tuoi e dai miei stessi simili, trovare dei rifugi: tutte cose che per mia natura sapevo già fare, ma che per merito tuo non avevo imparato. Alla fine ce l’ho fatta, sono vivo almeno... cicatrice dopo cicatrice. Ne è passato di tempo dal giorno in cui quel batuffolo peloso con gli occhi ancora chiusi guaiolava alla ricerca di un seno per nutrirsi e trovò la tua mano. Oggi il mio corpo  è un  fascio nervoso di istinto e muscoli, se mi metto in testa di acchiappare qualcuno o qualcosa divento una pallottola e corro, corro finchè non raggiungo il bersaglio. Oggi i miei occhi sono bene aperti, vigili sulla strada e le sue insidie, sugli uomini e la loro crudeltà... su di te, amico.
Sì ci sono ancora, è questo che ti sto dicendo: sono qui di fronte a te, evidentemente mi hai sottovalutato. Non lo sapevi? Il caso se ne frega delle leggi di natura e guarda un pò: ci ha messo di nuovo l’uno di fronte all’altro proprio in questa periferia del cazzo. Questa oggi è casa mia, sei tu l'ospite e i confini li stabilisco io. L'aria è impregnata della tua paura, la percepisco, mi eccita. E' proprio la paura - quell'angoscia che ti stringe la gola come la tortura di un collare - a segnare la differenza delle nostre posizioni nell’ordine delle cose. Ma questi sono dettagli filosofici destinati a intelligenze superiori come la tua e non hanno importanza adesso. In questo momento contano soltanto le tue zampe da bipede e quanto riuscirai a farle correre lungo lo spazio che ti separa dalla sopravvivenza:  dietro ci sarò io ad inseguirti, è la mia natura giusto? Infatti nemmeno ti odio. Salvati il culo bastardo, e corri forte... che l’estate è finita..

"Cronache del punto estremo" - (c)2010
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mercoledì 17 aprile 2013

domenica 14 aprile 2013

GENIOCITY

by Cristina

 

La città come testo

La città è considerata - dal punto di vista semiotico - una realtà espressiva che si rinnova e si ridefinisce continuamente, un tutto organico dotato di un’identità relativamente stabile. Lo spazio urbano è sempre plurale, complesso e indefinito.
Per queste sue caratteristiche la città si definisce in semiotica come discorso: una pratica significante la quale però proietta alle sue spalle un testo che è sempre “in movimento”. La città è viva, cambia materialmente il senso che proietta, ma in ogni tempo è stabile e leggibile come un libro. Non è solo un segno, qualcosa che abbia un significato unico e un significante stabile, né certamente un singolo messaggio che qualcuno recapiti ad altri, ma un testo: etimologicamente un tessuto (vedi l’espressione "tessuto urbano") o piuttosto un intreccio di elementi di senso.
La sua natura discorsiva ne fa anche un testo vivente, in continua trasformazione, che conserva tracce del passato ma si riscrive in ogni sua parte con ritmo diverso attraverso il sorgere di nuovi quartieri, case, strade, monumenti, mantenendo o rifacendo quelli che ci sono; aggiungendo elementi decorativi come insegne, cartelloni... o elementi deturpanti come graffiti, affissioni, scritte; riempiendosi di merci, automobili, ma anche di persone con il loro abbigliamento.
Si tratta dunque di un testo ricco e complesso che pone enormi problemi di interpretazione, ma che in genere è perfettamente comprensibile ai suoi utenti: vi è una competenza semiotica urbana che consiste nel conoscere e utilizzare  le regole del gioco per i propri scopi. Abitare, passeggiare, fare la spesa, parcheggiare ecc. è anzitutto una prestazione semiotica, richiede cioè di decifrare il testo urbano alla ricerca di segnali di pericolo, di possibilità, di proibizione, di godimento, convenienza ecc. E' una competenza morfologica, consiste cioè nel riconoscere forme e nell’attribuire loro un senso connesso alle pratiche del quotidiano. Grazie ad essa noi riconosciamo - in una città che ci sia nuova ma rientri nella nostra stessa cultura urbana - chiese e fabbriche, scuole, case e stazioni, parchi e monumenti.
Il testo urbano è legato anche a un metalinguaggio verbale che nomina i suoi elementi: le strade con un nome, le case con un numero, i monumenti con nomi indipendenti dal contesto e dipendenti dalla funzione ("Palazzo reale", "Castello", "Duomo" ecc.).
SEGUI L'OPERA COMPLETA NE "LA CITTA' PARLANTE", RUBRICA DEDICATA SUL DIARIO DI BORDO.
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mercoledì 23 maggio 2012

FAHRENHEIT CLUB

 
Agire come Bartleby lo scrivano. Preferire sempre di no. Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perchè tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell’ individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria dominata dalla burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arraffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai centrali centripeti, dalla chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai mutilati, dagli elettrici, dai gasisti, dagli studenti bocciati, dai pornografi,poligrafi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perchè anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere:no. Non credere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere i capelli, perchè questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perchè le tue canzoni piacciono e vengono annesse. Non preferire l’amore alla guerra, perchè anche l’amore è un invito alla lotta. Non preferire niente.Non adunarsi con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no di gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizato. Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: "No". Sarà il modo segreto di contattarci. Un "No"! Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del "Sì". I quali si chiederanno che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo.

E.Flaiano: "Filosofia del rifiuto"
 
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venerdì 30 marzo 2012

Un posto nuovo

Un posto nuovo da cui parlare - fra le aspre onde del quotidiano - nella speranza che qualcuno raccolga il messaggio, qualunque esso sia. Un posto nuovo, nascosto negli abissi delle coscienze come qualcosa di clandestino, come sempre. Lo stiamo costruendo: sarà la nostra nave. Una ciurma di pirati e filibustieri sta per salpare dalle coste del silenzio. Armati del tempo che non abbiamo e di tutte le parole ancora da sputare: attenzione, stiamo arrivando... Ohi! Ohi! Ohi!
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